La città di Assisi si dispone a terrazze alle pendici del monte Subasio. Libero Comune nel XII secolo, si riorganizzò intorno alla piazza del Mercato (oggi del Comune), della Rocca imperiale, di Santa Maria Maggiore, di San Ruffino. Nel 1228, si avviò la costruzione della basilica di San Francesco fuori le mura, e nel 1257 quella di Santa Chiara. Il rinvenimento del corpo di San Francesco nel 1818 acuì la devozione per il Santo, attraendo pellegrini e viaggiatori. Nel 1986, Giovanni Paolo II convocò 70 rappresentanti delle maggiori religioni del mondo, per una giornata di preghiera per la pace, e così nel 2011, su invito di Benedetto XV. Nel 2013, Papa Francesco si è recato in Assisi: «Oggi anch’io, come tanti pellegrini, sono venuto per rendere lode al Padre di tutto ciò che ha voluto rivelare a uno di questi “piccoli” di cui ci parla il Vangelo: Francesco, figlio di un ricco commerciante di Assisi». Il 22 giugno la città celebra l'annuale festa del Voto, in memoria della prodigiosa liberazione dall'esercito saraceno per l'intercessione di Santa Chiara che, pregato e fatto penitenza, mostrò ai saccheggiatori un ostensorio con dentro un'Ostia consacrata, e li volse in fuga.
Patrono: San Ruffino di Assisi.
I BORGHI E CITTA' SULLA VIA LAURETANA
La città di Spello fu la romana Hispellum, dotata di torri e sei porte. Presa dai Longobardi, fece parte del ducato di Spoleto: tra il XII e il XIV secolo il borgo si ampliò: nel 1360 fu conclusa la nuova cinta muraria, mentre il Comune era passato allo Stato della Chiesa. Nel solco di una plurisecolare tradizione, si tengono le infiorate del Corpus Domini: bellissime composizioni floreali, stese sulle vie dove passa la processione liturgica, formano "tappeti" variopinti, con temi ispirati al Santissimo Sacramento e scene tratte dal Vecchio e dal Nuovo Testamento, attraendo ogni anno decine di migliaia di fedeli e turisti.
Patrono: San Felice da Cantalice.
Foligno nacque prima del Mille, non lontano dalla decaduta Fulginia, intorno alla tomba di San Feliciano dove fu eretto un nucleo edilizio che raggiunse nel Trecento la sua espansione massima. Ghibellina, subì un duro assedio da parte di Perugia nel 1254, ma l'affermazione della fazione guelfa non durò più di un decennio, quando Filippo degli Inastasi impose la propria signoria. Seguirono i Trinci, vicari pontifici, che inaugurarono un'età feconda per la Civitas Fulinea, incentivando i commerci e favorendo lo sviluppo di attività artigianali. Nel 1439 passò allo Stato della Chiesa, rimanendovi fino all'annessione al Regno d'Italia. Foligno era nota come "porto di terra" dello Stato Pontificio, alludendo alla funzione strategica nel sistema viario: da qui si raggiungeva Roma attraverso la via Flaminia a sud e Fano per la via del Furlo a nord, mentre si viaggiava per Ancona attraverso la via Lauretana.
Patrono: San Feliciano martire.
La città di Spello fu la romana Hispellum, dotata di torri e sei porte. Presa dai Longobardi, fece parte del ducato di Spoleto: tra il XII e il XIV secolo il borgo si ampliò: nel 1360 fu conclusa la nuova cinta muraria, mentre il Comune era passato allo Stato della Chiesa. Nel solco di una plurisecolare tradizione, si tengono le infiorate del Corpus Domini: bellissime composizioni floreali, stese sulle vie dove passa la processione liturgica, formano "tappeti" variopinti, con temi ispirati al Santissimo Sacramento e scene tratte dal Vecchio e dal Nuovo Testamento, attraendo ogni anno decine di migliaia di fedeli e turisti.
Patrono: San Felice da Cantalice.
Scendendo da Colfiorito, si giunge a Serravalle del Chienti, primo centro marchigiano sulla Via Lauretana, Posta all'imbocco della valle del Chienti, occupa una posizione geografica cruciale tra catena appenninica e versante adriatico. Dal V secolo vide il transito di Goti, Bizantini e Longobardi, che adoperarono il tracciato per la comunicazione interna al Ducato di Spoleto. In età comunale, Serravalle è fortezza strategica per Camerino, situata in prossimità di Nocera, Spoleto e Foligno. Il castello sbarrava la strada ed esercitava la riscossione di un pedaggio. Agli inizi del '500 il luogo divenne stazione di sosta lungo la via Lauretana, come testimoniato dalle numerose edicole votive lungo il percorso, memorie del culto e del pellegrinaggio lauretano.
Patrono: Santa Lucia martire.
Lungo la via verso Visso sorge Pieve Torina. Nella parrocchiale dell'Assunta del 1722, si venera una Madonna con Bambino, Angeli e Santi di Andrea De Magistris (1540). Nell'annessa pieve di Santa Maria del Duecento, si trovano opere di Cola di Pietro. Non lontano, lungo il tracciato di via Roma, si giunge alla chiesa di Sant'Agata.
A nord, Pieve Torina si riunisce alla via Postale; a sud la strada Provinciale 209 porta al santuario di Macereto: la Madonna di Carpineto, poi Santa Maria in Caspiano, completata dal palazzo sede dell'omonima confraternita; luogo di accoglienza per i pellegrini, presenta due altari dedicati alla Vergine, di cui uno dedicato alla Madonna di Loreto. Più a sud, la chiesa di San Biagio presso il castello di Capriglia e la pieve di Sant'Oreste a Piè Casavecchia, infine le chiese di Campi e di Appennino.
Ad ovest, in direzione di Colfiorito, dalla strada Provinciale 96, giunti al ponte romano, si imbocca una mulattiera verso l'eremo di Sant'Angelo, detto "dei Santi" o "delle Colonne".
Presso l'ex convento passionista di Sant'Agostino si venera, ora adibita a cappella, la stanza in cui per un anno visse San Gabriele dell'Addolorata, al secolo Gabriele Possenti.
Patrono: Santa Maria Assunta.
Il Comune di Muccia sorge sulle rive del Chienti, in corrispondenza di un nodo viario strategico dall'antichità, sulla diramazione della Flaminia e della via Postale poi. Da qui ci si riconnette sia alla cosiddetta via "diritta" fra Roma e Loreto, passando per Camerino e San Severino a nord, sia alla via di Macereto e Visso per la Maddalena e Pieve Torina a sud.
Collocata sui flussi della transumanza, è la chiesa della Madonna di Loreto nella frazione di Costafiore.
Negli anni della signoria dei Da Varano, Muccia fu sede di sistema di mulini per cereali. Poche tracce restano del castello, ora inglobato nel nucleo urbano.
Patrono: San Biagio martire.
Visso si trova nel cuore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini; il centro storico, protetto da mura e porte fortificate, conserva la sua origine medievale.
Sulla piazza dei Martiri Vissani si affacciano la Collegiata, eretta nel XII secolo, con affreschi di Paolo da Visso, e la vicina chiesa di Sant'Agostino, oggi Museo-pinacoteca, il Museo dei Manoscritti leopardiani. Non lontana è la chiesa di San Francesco, costruita con il Santo Poverello ancora in vita; presso il convento, dimorò anche San Giacomo della Marca. Dal borgo è possibile raggiungere la via Postale, passando per Pieve Torina, oppure per Macereto; qui venne edificata la prima cappella, oggi inglobata nel tempio definito «il più completo esempio di architettura rinascimentale cinquecentesca delle Marche». Vi si venera la Madonna di Macereto. Dotato della Casa dei Pellegrini e del Palazzo delle Guaite, Visso fu tappa di pellegrinaggio, anche per principi, vescovi, cardinali e papi che nel tempo lo arricchirono di privilegi.
Con l'odierno Torneo delle Guaite, ogni estate, vengono rievocate dal 1255 le cinque unità amministrative nelle quali fu suddiviso il territorio di Visso.
Patrono: San Giovanni Battista.
Vuole la tradizione che Serrapetrona debba il nome al ricco e valoroso Petronio, cittadino romano, rifugiatosi in queste terre per sfuggire a persecuzioni. Difeso da due cinte murarie di epoca medievale e quattro porte cittadine, il nucleo storico si è sviluppato dal XIII secolo intorno alla chiesa di San Clemente ed al palazzo civile. Libero comune, fu aggregato al distretto di Camerino. Tra le memorie lauretane, si segnala una statuetta policroma in legno della Madonna di Loreto, del XVII secolo, venerata nella chiesa di San Lorenzo in località Castel San Venanzo. Si tramanda a Serrapetrona la produzione di un vino rosso spumante naturale, attestata già nel medioevo, detto “la vernaccia”.
Patrono: San Clemente.
Abitata fin dalla preistoria, Pievebovigliana fu statio romana sulla via verso l'Umbria. Nel medioevo passò ai monaci Benedettini che vi eressero il loro monastero. Nella parte alta del paese sta la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta.
Pontelatrave fu per secoli importante stazione di posta, snodo tra la strada Postale e la via di Macereto e Visso. Numerose sono le testimonianze di culto e pellegrinaggio lauretano, tra cui San Giusto in San Maroto che conserva un affresco della Madonna di Loreto del '300. Alla fine del XIX secolo, si stabilì a Pievebovigliana la distilleria Varnelli, produttrice di mistrà, nata nel 1868 dai fratelli Girolamo e Giovanni come azienda erboristica artigianale.
Patrono: San Macario abate.
È tradizione che Caldarola ebbe origine da una comunità di Cristiani sfuggiti nel IV secolo alle persecuzioni e giunti sul colle di Colcù. A Caldarola era attivo Francesco Pino, dei Frati Minori, che diede vita alla Compagnia di Santa Maria, all'Ospedale ed al Monte di Pietà; abile oratore e laborioso pacificatore. Nel '500 il Comune conobbe la sua massima fioritura grazie ai conti Pallotta che la resero una raffinata cittadina rinascimentale. Fu allora trasformato il castello di famiglia che domina il borgo. Tra gli ospiti illustri figurano, tra gli altri, il sommo pontefice Clemente VIII e la regina Cristina di Svezia. Vi nacquero a Caldarola Giovanni Andrea e Simone De Magistris.
Patrono: San Martino.
Il nome deriva molto probabilmente dalla felice posizione su un colle a metà strada tra la montagna e il mare. L’antico borgo, costituito da strette e ripide viuzze, domina la sponda nord del fiume Chienti. Dai reperti rinvenuti si può affermare l'origine in epoca romana. Prima della fondazione del castrum, nel territorio era situata la Corte di Travenano, possedimento dell’abbazia di Santa Maria in Farfa. I primi riscontri del castello di Belforte si hanno nel Libro Rosso del Comune di Camerino. Il castello aveva per la città camerte un’importante funzione difensiva nei confronti di Tolentino. Successivamente Belforte passò sotto lo Stato Pontificio e ne seguì le vicende fino all’unificazione d’Italia, periodo in cui assunse l’attuale nome di Belforte del Chienti. Oggi Belforte del Chienti conserva l’ampio giro di mura (secolo XIV), che si sviluppa anche a valle con gli ottocenteschi borghi di Santa Maria e di San Giovanni, arricchiti da pregevoli luoghi d’interesse.
Patrono: Sant’Eustachio.
La città di Camerino, posta tra i fiumi Chienti e Potenza, si apre all'ampio panorama dei monti Sibillini e delle colline verso valle. Il nucleo storico fu fondato dagli Umbri Camerti su di un sito neolitico. Con Camerino i Romani strinsero un patto di alleanza. Capitolato l'impero, Camerino fu inglobata nel ducato di Spoleto. Carlo Magno la eresse poi capoluogo della Marca camerte. Comune Ghibellino prima poi guelfo, dal 1240 fu sede della legislazione pontificia. Camerino conobbe il massimo splendore sotto Giulio Cesare Varano: la sua corte divenne punto di riferimento per artisti ed uomini di cultura. Riunì gli hospitalia esistenti nell'ospedale maggiore di Santa Maria della Pietà. Nel 1545, Camerino passò sotto il diretto controllo della Chiesa. Camerino vive da dal secondo dopoguerra un nuovo impulso culturale ed economico, grazie all'Università che vanta una lunga tradizione dalla prima metà del '300. È attualmente sede di studenti di ogni parte d'Italia, e dall'estero. Sede vescovile dal III secolo, è attualmente arcidiocesi.
Il Palazzo ducale fu residenza dei Da Varano dal XIII secolo. Posteriore è l'odierno Palazzo arcivescovile. La Cattedrale è stata ricostruita dopo il terremoto del 1799: presso la cripta, racchiuse in un'arca gotica, si venerano le reliquie di San Ansovino, vescovo di Camerino nel IX secolo: della primitiva chiesa gotica, restano facciata e campanile: il resto fu riedificato nel XIX secolo sui disegni di Luigi Poletti; la cripta custodisce le reliquie del Santo.
In onore del Patrono, il 18 maggio vengono celebrati la Corsa alla Spada ed il Palio degli Arcieri. La sera della vigilia muovono tre cortei per riunirsi alla basilica di San Venanzio per l'offerta dei ceri: sulla piazza antistante viene data lettura del proclama che bandisce la gara e si accende il falò.
Patrono: San Venanzio martire.
Tolentino sorge a media valle del Chienti. Annoverata da Plinio, Tolentinum fu già in epoca romana un centro vitale, ed è ricchissima di memorie di culto e testimonianze artistiche ed architettoniche. Attestato come Comune fin dal 1099, fece parte dello Stato Pontificio.
Fu luogo di stazione della posta. Fino al 1970, ospitava la chiesa della Madonna di Loreto annessa al convento costruito dai Minori Osservanti nel 1615. A Tolentino nel 1797 fu firmata la pace tra Napoleone e la Santa Sede, e nel 1815 si combatté la celebre battaglia della Rancia, con la sconfitta di Gioacchino Murat, evento rievocato ogni anno. Dopo il 1860, la città crebbe, grazie alla costruzione della ferrovia Fabriano-Porto Civitanova (1882-1888) e l’ampliamento della strada statale. La superstrada e lo sviluppo delle vie di comunicazione hanno favorito il proliferare delle attività produttive, forti già di una sedimentata tradizione manifatturiera (pelli, cuoio e carta
Patrono: San Catervo.
Documentato fin dal 1147, il castrum di Camporotondo è suddiviso in quartieri: Bognagni, Calvenaria, Carrufa e Calcaria. Strutturatosi in Comune, ebbe statuti propri; fu tuttavia “terra raccomandata” della città dei Varano, cioè a loro affidata e protetta. Nei pressi, si trova la chiesa del Beato Francesco da Caldarola. Si vuole che nel 1215 San Francesco d’Assisi scelse il luogo per fondarvi un romitorio, nei pressi della sorgente d’acqua che ora sgorga nei sotterranei del convento; all'interno un altare dedicato alla Madonna di Loreto.
Tra il Cinque e il Settecento furono attive in paese alcune piccole concerie e gualchiere per la follatura dei panni di lana presso il mulino, di cui restano ruderi.
Patrono: San Marco evangelista.
Risulta un nucleo abitato nel III secolo a.C. ed in età romana. Del successivo castello di Cessapalombo, atterrato dal terremoto del 1799, resta il perimetro delle mura. Si apprezzano i ruderi della rocca di Col di Pietra e del castello di Montalto, quest’ultimo sorto nei primi anni dell’XI secolo, baluardo difensivo a presidio del territorio. Più recenti sono i borghi di Villa, nata come rifugio dei longobardi e cresciuto sulla congiunzione con l’eremo della Grotta dei Frati, di Valle e di Tribbio. Vi è infine la frazione di Monastero che deve il nome all’abbazia di San Salvatore, dell’XI secolo.
Sopravvive a Cessapalombo la produzione tradizionale del carbone, ottenuto tramite la cottura della legna all’interno della carbonaia, detta “la ‘ncotta”
Patrono: Sant’Andrea apostolo.
Il nucleo storico sorse sulla sommità del colle Esculano tra il X e l’XI secolo. Nel 1308 fu dato avvio alla cinta muraria, con otto porte, metà tuttora conservate: Alvaneto, Ascarana, Offuna, e Picena, dove è ubicato l’Ospedale dei pellegrini, detto di San Paolo, della fine del XIII secolo. Di rilievo, la collegiata dell’Annunziata, sulla piazza del paese, ed il convento degli Agostiniani di San Ginesio, dove San Nicola da Tolentino avviò gli studi teologici.
Patrono: San Ginesio martire.
La città di Macerata siede su un colle ubicato tra i fiumi Chienti e Potenza.
Vuole un’antica tradizione che essa derivi dalla città picena di Helvia Recina, di cui ancora si scorgono le rovine sulla riva destra del Potenza. Decaduta Recina, i suoi abitanti si sarebbero rifugiati presso il promontorio su cui ora sorge il capoluogo. Certo è che tra il tramonto di quest’ultima e la prima attestazione di una «terram de Maceriatinis» corrono almeno sei secoli; tale dicitura compare infatti nel diploma imperiale del 967 di Ottone I. Il libero Comune nacque invece nel 1138. Nel Catasto del 1268 risultano definiti quattro quartieri, di San Giuliano, di Santa Maria, di San Giovanni e di San Salvatore. Nel 1290 fu dato avvio allo Studio di Giurisprudenza e al principio del XIV secolo Macerata iniziò ad essere la sede preferita dei Rettori e dei Vicari della Marca, della Tesoreria e della Curia generale. Meritatasi il titolo di «Diletta e fedele» da parte di Innocenzo IV, nel 1320 fu da Giovanni XXII eretta a sede vescovile, immediatamente soggetta al Romano Pontefice. Nel 1392, Bonifacio IX le concesse il privilegio di battere moneta. Terminato il dominio sforzesco, vi si stabilirono in via definitiva i Cardinali legati della Marca. Nel corso del XVI secolo giunsero a maturazione quelle trasformazioni, avviate già in quello precedente, che conferirono alla città la struttura urbana attuale. Tra il 1521 e il 1524 venne ultimata la cerchia muraria. Nuovi ordini religiosi si aggiungevano a quelli già presenti, tra i quali la Compagnia di Gesù, stabilitasi a San Giovanni. Ad esercitare l’ufficio di tesorieri della Marca vi erano banchieri senesi e fiorentini. Nel frattempo, nel 1540 Paolo III aveva fondato in Macerata l’Università, mentre Sisto V nel 1589 elesse la città, allora caput Marchiae Anconitanae, quale sede del Tribunale della Sacra Rota 158. Assai violenta fu l’invasione da parte delle truppe francesi, nell’estate del 1799, quando misero la città a ferro e fuoco e uccisero circa trecento cittadini, tra cui molte donne. Nell'ordine restaurato, Pio VII la dichiarò capoluogo di Delegazione apostolica, che comprendeva i Distretti di Macerata, Fabriano, San Severino e Recanati; quest’ultimo inglobava il Governo commissariato di Loreto. Dal 1986, Macerata è sede della Diocesi unificata di Macerata-TolentinoRecanati-Cingoli-Treia.
Patroni principali della città sono la Madonna della Misericordia, cui la città è stata pubblicamente consacrata nel 1952, e San Giuliano ospitaliere; ne sono compatroni San Leonardo confessore, San Pietro martire, San Felice vescovo e martire, San Filippo Neri, San Diego confessore e San Vincenzo Maria Strambi.
Già nota nel medioevo col toponimo di Montemilone, Pollenza deve il suo nome attuale alla vicina città romana di Pollentia. Libero comune attestato fin dal 1201, sorge su una dolce altura interposta tra il Chienti ed il Potenza, a metà strada tra Tolentino e Macerata. Assai ragguardevole è l’abbazia benedettina di Rambona, non lontana dal centro storico, che fu fondata dalla regina longobarda Ageltrude nel IX secolo, e dedicata ai Santi Gregorio, Silvestro e Flaviano. Ebbe giurisdizione dalle pendici dei Monti Sibillini alla foce del Potenza. Qui sono venerate le spoglie di Sant’Amico abate. La battaglia di Tolentino, del 2 e 3 maggio 1815, è anche detta di Cantagallo, frazione di Pollenza, dove ebbero luogo violenti scontri tra le truppe napoletane e quelle austriache.
Patrono: San Giovanni Battista – Sant’Antonio abate.
Già città del Piceno, Trea fu municipio romano dalla metà del I secolo a.C. poi distrutta nel 404 da Alarico. Nel VI secolo perse la sede vescovile. Sorse di nuovo col toponimo di Montecchio e nell’XI secolo di costituì in Comune, di parte guelfa. Fu elevata a Città nel 1790 da Pio VI, quando le restituì l’antico nome romano. Intanto nel 1782 erano stati avviati i lavori per la costruzione della nuova chiesa della Santissima Annunziata su progetto di Andrea Vici, poi aperta al culto nel 1814, quando venne consacrata da San Vincenzo Maria Strambi. Nel 1817 Pio VII ne fece la cattedrale della diocesi di Treia, ricostituita appena un anno prima. A Treia ha inoltre sede l’Accademia Georgica, fondata nel XV secolo. Nel monastero di Santa Chiara si custodisce una statua della Madonna di Loreto che si tramanda fosse stata originariamente venerata nella Santa Casa di Loreto, qui messa a riparo dalla truppe francesi durante l’occupazione napoleonica, quando venne sostituita con una copia.
Patrono: San Patrizio vescovo.
Nata nel I secolo a.C. come città picena, divenne in seguito colonia e municipio romano. Agevolata dalla sua collocazione territoriale, all’incrocio della strada che univa Firmum e Settempeda con la Salaria Gallica di congiunzione tra Ricina e Asculum, fiorì tra l’età tiberiana e l’età flavia, quando fu dotata di imponenti edifici pubblici, per poi capitolare nel 409 quando venne distrutta dalle truppe di Alarico. Dal 1303 sotto il dominio di Tolentino, che nel 1497 ottenne da Alessandro VI il permesso di erigervi la rocca, fu presa alle dirette dipendenze della Santa Sede da San Pio V nel 1569. Tra il 1790 ed il 1800 fu edificata la collegiata di San Lorenzo, nel cuore del borgo, affrescata nella prima metà del ‘900 da Ciro Pavisa. Sono inoltre presenti il Parco Archeologico di Urbs Salvia, il più esteso delle Marche, ed il Museo Archeologico Statale di Urbisaglia. Attuale arcivescovo di Urbisaglia, che seppur soppressa nel V secolo è stata ricostituita nel 1968 come sede titolare, è mons. Georg Gänswein, prefetto della Casa Pontificia.
Patrono: San Giorgio martire.
Il borgo sorge tra il fiume Potenza ed il torrente Monocchia, circondato da dolci colline. Piazza Leopardi ne è il cuore, da dove si apre un’ampia vista, al termine delle anguste vie che vi convergono. Qui sorgono il palazzo dei Priori e la Collegiata, emblemi del potere civile e religioso. Fu in possesso dei Malatesta, dei Varano e degli Sforza. Ebbe lunghe contese con Macerata.
Patrono: San Giuseppe.
Il borgo sembra essersi sviluppato nel VI secolo con l’affluire di profughi da Potentia, Posoli e Castello Posolano. Ghibellino, nel 1308 fu punito da Clemente VII. Invaso da Fra’ Moriale, e conquistato da Francesco Sforza nel 1439, un decennio più tardi passò sotto lo Stato della Chiesa. Il centro conserva intatto l’assetto medievale, completo della cinta muraria, che corre lungo l’intera cittadina.
Patroni: B.V. Maria Addolorata – San Firmano.
Libero comune dal XII secolo. Quando nel 1290 ebbe luogo la traslazione della Santa Casa, Loreto era allora parte dell’agro recanatese e solo, successivamente, e non senza contrasti, fu eletta, quale entità autonoma, a sede della Delegazione Pontificia della Santa casa di Maria di Loreto. La concattedrale di Recanati è dedicata a San Flaviano patriarca di Costantinopoli. Si segnalano inoltre la chiesa di Santa Maria di Loreto col convento dei Cappuccini; la chiesa di Sant’Anna, con una fedele riproduzione della Santa Casa; la Torre Civica, alta 36 m, che ospita un altorilievo bronzeo della Traslazione; infine la porta Marina o Braschi, così intitolata in onore di Pio VI. Per il suo codice di leggi, Recanati godé di grande notorietà, riconosciuta Justissima Civitas. Oltre ai valori religiosi, Recanati ha fama universale per essere città natale di Giacomo Leopardi e Beniamino Gigli, di cui tutela e valorizza i luoghi.
Patroni: San Vito – San Flaviano di Costantinopoli – San Pietro da Verona.
Lo sviluppo della città si è intrecciato indissolubilmente con la Santa Casa di Nazareth. La prodigiosa traslazione, che la tradizione narra essere avvenuta la notte antecedente il 10 dicembre 1294, ridefinì il senso del luogo, facendo di Loreto un singolare centro di fede cristiana e di spiritualità mariana, quindi polo attrattore e punto di propagazione del messaggio evangelico.
Questo si tradusse nei flussi di pellegrinaggio che vedevano in Loreto la meta o una tappa di “circuiti” di pellegrinaggio ancora più ampi tra il nord, attraverso le Via Romea, e Roma. Fu il Giubileo del 1300, con Bonifacio VIII, a consacrare la Santa Casa quale santuario di tutta l’Europa.
Nel 1469 Paolo II promosse la costruzione della basilica-fortezza intorno al più antico santuario. Leone X lo volle dotato di cinta muraria. Nel 1586 Sisto V concesse la sede vescovile. Il Santuario divenne così uno dei maggiori dell’intero orbe cattolico. Da allora uomini di fede, artisti, personaggi d’autorità o di scienza provenienti da ogni dove hanno personalmente reso omaggio alla Vergine Lauretana. Tra questi si ricordano giganti della fede quali Nicola da Tolentino, Ignazio da Loyola o Carlo Borromeo, fino a Giovanni Paolo II e Teresa di Calcutta. Non meno numerosi sono i personaggi d’autorità, di ieri e di oggi: da Carlo V a Cristina di Svezia, dai cinque principi Giapponesi, accolti con tutti gli onori nel 1585, a Gioacchino Murat, ed i regnanti di Casa Savoia o, in tempi più recenti, re Baldovino di Svezia ed altri ancora. Ed ancora scienziati, artisti ed intellettuali: Galileo Galilei, giunto a Loreto nel 1618; Cartesio, arrivato a piedi dalla Serenissima, e persino di Mozart che musicò le Litanie Lauretane. Tra i pontefici moderni, Papa Giovanni XXIII, Papa Giovanni Paolo II ed il 4 ottobre 2012 Benedetto XV, in visita a Loreto ripercorrendo i passi di del “papa buono” che 50 anni prima giunse presso la Santa Casa per porre sotto lo sguardo di Maria Vergine le sorti dell’ormai vicino Concilio Ecumenico Vaticano II.
Loreto, infine, è altrimenti nota con l’appellativo di Felix Civitas Lauretana.